La legionella: malattia prevedibile con una gestione integrata del rischio ambientale
Aqagroup il 30-31 maggio e 1° giugno ha preso parte al convegno nazionale legionellosi tenutosi a Bari presso l’aula magna “G.De Benedictis” del Policlinico.
Questo incontro, svoltosi in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biomediche e Oncologia Umana dell’Università degli Studi Aldo modo di Bari e con il Dipartimento di Scienze Biomediche Metaboliche e Neuroscienze dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, ha visto come tema principale quello della legionella. Nello specifico è stata presa in considerazione la Legionella Pneumophila, ceppo più pericoloso di questo batterio aerobico, che tende a proliferare in ambienti acquatici naturali e artificiali, causando nell’uomo un’infezione polmonare che, in alcuni casi, potrebbe portare alla morte.
Il laboratorio Aqagroup, nello specifico, è stato coinvolto nello studio scientifico volto alla scelta del metodo per la conta dei batteri di Legionella Pneumophila in acque, secondo ISO 11731:2017 in ambito di accreditamento.
Il contributo scientifico Aqagroup al convegno nazionale legionellosi
Aqagroup ha portato alla luce una serie di aspetti inerenti alla conta batterica in conformità alla ISO 11731:2017, normativa europea che sancisce la metodologia di analisi da effettuare per l’individuazione di batteri di Legionella Pneumophila (Lpn). Sono stati messi in evidenza alcuni punti critici inerenti all’allegato J di questa normativa, che prevede il districarsi tra 14 procedure di prova.
In questo ambito Aqagroup ha effettuato la conta di Lpn mediante filtrazione su membrana di campioni di acqua destinata al consumo umano. Il processo d’analisi prevedeva, nell’ordine:
- La filtrazione di 1 litro di acqua di campione
- Il lavaggio della membrana bianca con 10 millilitri di campione in provetta immersa in un bagno ad ultrasuoni per 5 minuti
- Semina per spatolamento del concentrato non trattato (NT), trattato termico (TT) ed acido (TA) su BCYE e GVPC.
Successivamente a questo processo, sono stati poi selezionati 64 campioni positivi nel range di 100-100 UFL/L, con microrganismi interferenti ≤ 100 UFC/L. tali campioni sono poi stati conservati per 4 giorni ad una temperatura compresa tra 2 e 6°C, passando poi al filtraggio in 100 millilitri e posizionando poi la membrana nera direttamente non trattata su BCYE e trattata acida su GVPC.
Tralasciando poi i dettagli risultanti dallo studio, si è giunti alla conclusione che, in acque a bassa concentrazione di interferenti, il BCYE è illeggibile per posa diretta della membrana e non determina la conta di Lpn per lavaggio della membrana dopo la filtrazione.
Il GVPC-NT stabilisce l’esito finale di entrambe le tecniche, facendo pensare che il recupero minore con GVPC-TA nei campioni rianalizzati con la combinazione TA + terreno selettivo riduca la crescita del target.
Pertanto, a fronte di quanto evidenziato, una matrice dell’allegato J potrebbe essere inglobata in un’altra utilizzando molteplici metodi di trattamento, in quanto le acque a bassa concentrazione di interferenti siano assimilabili alla matrice B. In sostanza i campioni naturali, escluse le acque caratterizzate da una concentrazione estremamente elevata di interferenti, possono essere analizzati mediante filtrazione, lavaggio della membrana e semina di NT, TT e TA su un totale di 3 GVPC.